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282 vi - commento alla «chioma di berenice»


nello stato ferino i mortali, o tornati dopo grandi rivoluzioni dell’universo, non è questo il luogo di disputare. Credo bensí certo che allo stato ferino succedesse la caccia, e gli uomini ebbero quindi d’uopo di dèi «predatori». Onde tutte le statue di Diana serbano un che di selvaggio; e fu detta «dio cacciatore», appunto perché le umane menti sogliono venerare il dio aiutatore nelle loro necessitá, e lo vestono de’ propri attributi. Da’ primi sacerdoti della dea derivarono i miracoli de’ cacciatori uccisi da Diana per non avere offerta parte della preda alla infingarda voracitá sacerdotale; onde la favola di Adone, uno degli Argonauti ucciso da’cinghiali (Ovid., in Ibim, v. 505), di Ati sirio, di Ati arcade, sbranati per vendetta di Diana (Plutarco, in Sertorio), e la miseranda metamorfosi del cacciatore Atteone, il quale fu morto forse da’ sacerdoti per avere svelati i loro misteri: però si dice ch’ei vide ignuda la dea.

Ora i riti sono tutti di religione selvaggia, ma, pel vigore delle genti, né inoperosa né malinconica. Eguali a’ riti ed a’ devoti sono i sacritfici. Feroci pervennero sino dall’etá della guerra troiana, poiché Diana solo dei numi godeva, anche fra’ popoli inciviliti, di sangue umano, e tutti gli altri sacrifici d’uomini, che negli antichi poeti si leggono, sono inferie fatte agli eroi morti dagli alleati amici o parenti. E qui dirò le cagioni, inosservate dagli interpreti di Omero e de’ tragici greci, nel sacrificio di Ifigenia. Spiaceva (come succede in tutte le leghe) a’ piú de’ re greci che il capitanato stesse in mano di Agamennone; e, poiché surse tempesta in Aulide ov’era l’armata, Calcante, profeta e primate fra’ greci, congiurando con gli altri, affermò adirata la diva per una cerva ferita da Agamennone, né potersi propiziare la navigazione senza il sangue degli Atridi. Achille, potentissimo, dovea sposare Ifigenia, e si temeva non la parentela de’ due prepossenti regi riuscisse dannosa agli alleati; e sarebbesi rotta, ove la vergine fosse immolata. Che se Agamennone per paterna pietá ricusava, l’impero sarebbe caduto in altre mani. Vinse l’ambizione; e la morte d’Ifigenia fu poi perenne sorgente dell’«ira fatale» fra gli Atridi ed Achille. Cosí a Diana venne il nome di «scitica»; e fu sempre temuta come nume compiacentesi di umano sangue. Servono i principi ai tempi, ed i sacerdoti a’ principi. La necessitá di un iddio terribile fe’ trasferire in molte repubbliche il nume «scitico». Cangiati i tempi, si cangiarono i sacrifici; e Licurgo compensò le umane vittime con i flagelli (Pausan, in Atticis; Cic.,