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considerazione quarta 289


Nelle Metamorfosi, lib. iii, 505, alla morte di Narciso:

 . . . Planxere sorores
Naïdes, et sectos fratri imposuere capillos.

* Ed era rito di religione e d’amore per gli ebrei la consecrazione delle chiome sui morti. Geremia, cap. xvi, vers. 6 e 7. *

Saffo ci tramandò in un epigramma la pietá di parecchie donzelle che si recisero le «care trecce» per la morte di Timade, vergine loro compagna. Gli Amori piangono in Bione ( Idil., i, v. 81) κειράμενοι χαίτα; ὲπ’ Ἀδώνιδι, «mozzi i crini per Adone»: costume attestato da molte iscrizioni sepolcrali, ed inviolato dal tempo, poiché le donne greche dei miei giorni celebrano l’esequie a’ loro amanti recidendosi i capelli. * L’«uomo vano» di Teofrasto votava ad Apollo la chioma di un suo figliuolo, conducevalo a Delfo, ed appendeva in solenne monumento del voto i capelli ( Caratt ., xxi). Gli ateniesi di vita piú modesta facevano questa ceremonia nella loro patria in presenza de’ parenti radunati.*

Né v’ha scrittore antico, che non ti parli sovente e passionatamente di chiome. Apollo e Bacco, bellissimi fra gli dèi, sono cantati intonsi (Ovidio, Metam., lib. in, 421):

          Et dignos Bacco, dignos et Apolline crines.

          * Te catto qui gravidis hederata fronte corymbis
          vitea serta plicas, qui corntos palmite tigres
          ducis odorato perfustts colla capillo.

           Nemesianus, Eclog., iii, v. 18*

Anzi Apollo in Apollonio Rodio (lib. ii, v. 709) andava sin da fanciullo fastoso delle sue trecce ricciute e rannodate. Giove, accennando col capo i fati dell’universo, empie tutto l’Olimpo dell’ambrosia de’ suoi capelli. Vedi anche Callimaco ( Inno ad Apollo, v.38). Ottaviano Cesare dedicò nel tempio del padre la Venere di Apelle sorgente dal mare, che spremea l’onda dalle sue lunghe chiome. Ovidio, De arte, iii, 224, imitato dal Poliziano, canto i, st. 101.

          Nuda Venus madidas exprimit imbre comas.

Di che vedi Plinio, lib. xxxv, cap. 10. Chi perdea la chioma, perdea la beltá.

               Infelix modo crinibus nitebas,
               Phoebo pulchrior et sorore Phoebi!

U. Foscolo, Prose - II. 19