Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/50

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44 iv - seconda redazione delle


Sarò dunque io ingrato con te? Protrarrò la vita per vederti sí terribile e bestemmiarti? No, no. Trasformandoti e acciecandomi alla tua luce, non mi abbandoni tu stessa e non mi comandi ad un tempo di abbandonarti? Ah! ora ti guardo e sospiro; ma io ti vagheggio ancora per la rimembranza delle passate dolcezze, per la certezza ch’io non dovrò piú temerti e perché sto per perderti.

Né io credo di ribellarmi da te, fuggendo la vita. La vita e la morte sono del pari tue leggi; anzi una strada concedi al nascere, mille al morire. Se non ci imputi la infermitá che ne uccide, vorrai forse imputarne le passioni, che hanno gli stessi effetti e la stessa sorgente, perché derivano da te, né potrebbero opprimerci, se da te non avessero ricevuto la forza? Né tu hai prefisso una etá certa per tutti. Gli uomini denno nascere, vivere, morire; ecco le tue leggi: che rileva il tempo e il modo?

Nulla io ti sottraggo di ciò che mi hai dato. Il mio corpo, questa infinitesima parte, ti stará sempre congiunta sotto altre forme. Il mio spirito, se morrá con me, si modificherá con me nella massa immensa delle cose; e, s’egli è immortale!... la sua essenza rimarrá illesa.

Oh! a che piú lusingo la mia ragione? Non odo la solenne voce della natura? — Io ti feci nascere, perché, anelando alla tua felicitá, cospirassi alla felicitá universale; e quindi per istinto ti diedi l’amor della vita e l’orror della morte. Ma, se la piena del dolore vince l’istinto, non devi forse giovarti della via che ti schiudo per fuggir da’ tuoi mali? Quale riconoscenza piú t’obbliga meco, se la vita, ch’io ti diedi per beneficio, ti si è convertita in un peso? —

Che arroganza! Credermi necessario! I miei anni sono, nello incircoscritto spazio del tempo, un attimo un attimo impercettibile. Ecco fiumi di sangue che portano tra i fumanti lor flutti recenti mucchi d’umani cadaveri; e sono questi milioni d’uomini sacrificati a mille pertiche di terreno, e a mezzo secolo di fama, che due conquistatori si contendono con la vita de’ popoli. E temerò di consecrare a me stesso que’ di pochi e dolenti, che mi saranno