Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/52

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46 iv - seconda redazione delle


Questi ultimi due frammenti sembrano di quella notte.

Strappiamo la maschera a questa larva che vuole atterrirci. Ho veduto i fanciulli raccapricciare e nascondersi all’aspetto travisato della loro nutrice. O morte! io ti guardo e t’interrogo. Non le cose, ma le loro apparenze ci turbano: infiniti uomini, che non osano chiamarti, ti affrontano nondimeno intrepidamente! Tu pure sei necessario elemento della natura: per me giá tutto l’orror si dilegua, e mi rassembri simile al sonno della sera, quiete dell’opre.

Ecco le spalle di quella sterile rupe, che frodano le sottoposte valli del raggio fecondatore dell’anno. A che mi sto? S’io devo cooperare all’altrui felicitá, io invece la turbo; s’io devo consumare la parte di calamitá assegnata ad ogni uomo, io giá in ventiquattro anni ho vuotato il calice che avria potuto bastarmi per una lunghissima vita. E la speranza? Che monta? Conosco io forse l’avvenire, per fidargli i miei giorni? Ahi! che appunto questa fatale ignoranza accarezza le nostre passioni ed alimenta l’umana infelicitá.

Il tempo vola; e col tempo ho perduto nel dolore quella parte di vita che due mesi addietro lusingavasi di conforto. Questa piaga invecchiata è omai divenuta natura: io la sento nel mio cuore, nel mio cervello, in tutto me stesso; gronda sangue e sospira come se fosse aperta di fresco. Or basta, Teresa, basta: non ti par di vedere in me un infermo trascinato a lenti passi alla tomba fra la disperazione e i tormenti, e non sa prevenire con un sol colpo gli strazi del suo destino inevitabile?


Tento la punta di questo pugnale: io lo stringo, e sorrido. Qui, in mezzo a questo cuor palpitante...; e sará tutto compiuto. Ma questo ferro mi sta sempre davanti! Chi, chi osa amarti, o Teresa? Chi osò rapirti?

Oh! mi vado stropicciando le mani per lavare la macchia dell’omicidio... le fiuto come se fumassero di delitto. Frattanto eccole immacolate, e in tempo di togliermi in un tratto dal pericolo di vivere un giorno di piú: un giorno solo, un momento, sciagurato! avresti vissuto troppo.