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lungo la francia e l'italia 113


Poco dopo capitò la grisette con la sua scatola di merletti.

— Vieni a tua posta — dissi fra me: — non comprerò nulla.

La grisette voleva lasciarmi vedere ogni cosa. Io aveva dello svogliato, ed essa mostrava di non se n’accorgere; e, schiudendo il suo piccolo magazzino, mi esponeva dinanzi l’un dopo l’altro tutti quanti i suoi merletti; e spiegavali e ripiegavali ad uno ad uno con mansuetissima placidezza. Comperassi, non comperassi, lascerebbe ogni cosa a mia stima. La pover’anima struggevasi (o mi parea) di guadagnarsi un quattrino; né lasciò persuasiva alcuna intentata, e non pareano moine; perch’io mi sentiva attorniato da un non so che di semplice e carezzevole.

Se v’è chi non penda a quella dabbenaggine vereconda, la quale fa vista di non avvedersene e si lascia gabbare, tal sia di lui. Il mio cuore si disacerbò e mi dissuase dal proponimento di non comprare con la facilità con cui m’aveva distolto dal mal talento contro l’albergatore. — Adunque ti farò io — diceva meco, guardandola in viso, — ti farò, o poveretta, scontar l’altrui colpa? e se tu sei tributaria di quel tiranno di locandiere, pur troppo! il tuo pane è piú scarso. —

Quand’anche io non mi fossi trovato che quattro louis d’or, io non avrei saputo alzarmi a mostrarle la porta fino a che io non ne avessi spesi tre in un paio di manichini.

— Ma l’oste farà a mezzo con lei. — Che mi fa a me? Pago, come tanti altri pagarono prima di me, per un atto a cui mancava ad essi il potere o la volontà.

LV

L’ENIGMA

PARIGI

La Fleur, nel servirmi a cena, mi riferí che l’albergatore era tutto compunto dell’affronto fattomi d’intimarmi che mi provvedessi d’alloggio.