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Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. III, 1920 – BEIC 1824364.djvu/24

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18 vii - viaggio sentimentale di yorick


VIII

CALAIS

M’accorsi ch’io solo non poteva ombrare tanto quel corridoio donde io passava tornandomi alla mia camera: ed era di fatti monsieur Dessein, padrone dell’hotel, tornato appunto da’ vespri, che, col suo cappello sotto l’ascella, mi veniva dietro officioso per farmi risovvenire del mio bisogno. Io aveva già bell’e cancellata dal mio libro quella désobligeante; e monsieur Dessein, parlandone, si ristrinse nelle spalle, come se non la facesse per me: e però mi si piantò subito nel cervello che quella derelitta spettasse a qualche viaggiatore innocente, il quale, tornando al paese, l’avesse rimessa nell’onestà di monsieur Dessein che le trovasse padrone alla meglio. Quattro mesi erano scorsi da che era venuta a riposarsi nel cantuccio di quel cortile da tutto il suo giro d’Europa; giro a cui s’era accinta già benemerita e raffazzonata; e fu inoltre svitata due volte sul Moncenisio; né avresti detto che tante vicende l’avessero ridotta men misera, ma peggio che peggio standosi nel fondo del cortile di monsieur Dessein per tutti quei mesi incompianta. Veramente non si poteva dire gran che in suo favore (alcunché ad ogni modo); e, quando poche parole possono scampare la miseria dalla desolazione, io maledico chi n’è spilorcio.

— Or, foss’io padrone di questo hótel! — dissi posando la punta del mio indice sul petto a monsieur Dessein — mi piccherei di tòrmi a ogni costo di dosso questa malaugurata désobligeante, la quale sta dondolandovi de’ rimbrotti quante volte voi le passate davanti.

Mon Dieu! — disse monsieur Dessein — io non ci ho interesse.

— Lasciamo star l’interesse — diss’io, — che le anime di certa tempra, monsieur Dessein, sogliono connumerare fra’ loro affetti: sono persuaso che, mettendovi, come uomo, negli altrui panni, voi ad ogni notte piovosa, volere e non volere, vi