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Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. III, 1920 – BEIC 1824364.djvu/49

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lungo la francia e l'italia 43


di tutto per tutti e con tutti, purché mi persuadessero ch’io non farei peccato.

Ma e queste parole sono certamente piú a lode della passione che mia.

XXIII

FRAMMENTO

La città d’Abdera, quantunque vi abitasse Democrito e s’industriasse di farla con tutta l’efficacia dell’ironia e del ridicolo ravvedere, era dissoluta ed abiettissima fra le città della Tracia: ed era da tanti venefici e assassina e congiure e libelli e pasquinate e tumulti appestata, che pochi vi gira’vano sicuri di giorno, e di notte nessuno.

Or, mentre ogni cosa andava alla peggio, avvenne che l’Andromeda d’Euripide1 si rappresentasse in Adbera, e con sommo diletto del popolo: ma piú ch’altro que’ tocchi, che la Natura aveva divinamente suggeriti al poeta nella patetica invocazione di Perseo:

Re de’ celesti e de’ mortali, Amore!

e seguenti, que’ teneri tocchi vinsero tutti i cuori.

E quasi tutti, il di dopo, parlavano in iambi schietti; e non parlavano che della patetica invocazione di Perseo:

Re de’ celesti e de’ mortali, Amore!

Per ogni via d’Abdera, per ogni casa:

O Amore! Amore!

E per ogni labbro, quasi note di musica naturale modulate inavvedutamente per soave forza di melodia, scorreano queste parole:

O Amore! o re de’numi e de’mortali!

  1. Tragedia smarrita, di cui leggiamo alcune reliquie presso gli antichi scrittori; ma non ho potuto trovarvi il verso citato da Yorick [F.].