Pagina:Foscolo - La chioma di Berenice, 1803.djvu/130

Da Wikisource.
124


Vertor in occasum tardum dux ante Booten
     Qui vix sero alto mergitur Oceano. 68

note. Versi 67—68.

Vertor in occas. etc. Piego all’occaso prima del tardo Boote quasi servendogli di guida. Altri chiamano Boote il figliuolo di Callisto trasformato in costellazione con la madre: onde si chiama Arctofilax, custode dell’Orsa. Ma Boote suona guidatore di buoi; e s’è veduto che l’Orsa chiamasi anche plaustro. La sua stella più fulgida è Arturo. Vedendola presso al polo si nomava dalle genti più antiche Atlante quasi sostenesse l’asse del mondo. Ebbe in moglie Pleïone figlia dell’Oceano, e sette figliuole, Ovid. Fast. v verso 81.

     Duxerat Oceanus quondam Titanida Tethyn,
          Qui terram liquidis, qua patet, ambii aquis.
     Hinc sata Pleïone cum coelifero Atlante
          Jungifur, ut fama est; Pleïadasque parit.

E le sette Plejadi veramente levano quando Arturo è presso al tramonto; le quali stelle anche Virgilio, georg. i, chiama Atlantides. Ma mille tradizioni e nomi infiniti ha, come gli altri, l’asterismo di Boote; e puoi vederne alcuni negli Aratei di Germanico Cesare. Tutti i poeti dopo Omero, dianzi citato, concorrono nel nome di tardo; Ovidio elegantemente nell’incendio di Fetonte.

     Te quoque turbatum memorant fugisse, Boote,
     Quamvis tardus eras et te tua plaustra tenebant.

Diffatti è uno degli ultimi che si veda a tramontare. Il Partenio, primo e di tempo e di meriti fra tutti gl’interpreti del nostro poemetto, chiosa a questo passo = «Bootes ad occasum tendens tantum temporis in peragendo minimi circuii artici spatio consumit, quantum signa