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Che i fulvi crin discorrenti dal collo
Coprian siccome li moveano l’aure.
Ovidio, di Minerva; Trist. i, eleg. 9):
Est mihi sitque, precor, flavae tutela Minervae.
E nel primo degli Amori, eleg. 1, vers. 7:
Quid, si praeripiat flavae Venus arma Minervae,
ventilet accensas flava Minerva faces?
Ma le Grazie stesse: Pindaro, ode Nemea v, versi ultimi.
Ἄνθεα ποιάντεα φέρειν στεφανώ-
Ματα, σὺν ξανθαῖς Χάρισιν.
I fiori verdeggianti portano corona-
Menti con le bionde Grazie.
E lo stesso poeta loda i Greci pe’ biondi capelli. Nemea ix, v. 40:
Ξανθοκόμᾱν Δαναῶν
Ἦσαν μέγιστοι.
Ma ben conveniva alle Grazie la capigliatura di colore dilicato e soave, che presume il candore delle membra, e non isbatte sì fortemente sulla tinta rosea del volto. Piacemi di riferire la traduzione de’ frammenti greci da me citati dianzi, e a pag. 115.
— Or delle Grazie
Nè d’aurei raggi liberale è il crine
Siccome è il crine del divino Apollo
Allor ch’ei monta per lo sacro clivo
D’Olimpo, e più s’infocano i cavalli
Non pur del grido e de’ spumosi morsi
Al comandar, o della sferza al fischio;
De’ dardi il tintinnir dentro il turcasso
Aureo, capace, e pien di eterna possa
Quei quattro corridori incalza, quando
Del saturnio signor veggon le case
Meta di Febo. Nè di foco rosse