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rapirono agli uomini le arti e le scienze, che, come oggi noi, essi allor possedevano; o fossero, secondo la comune tradizione, nella prima civiltà che l’umano genere abbia mai avuta dopo lo stato ferino; è certo che le loro fantasie, non ancora domate dall’esperienza e da’ vizi de’ popoli dotti, dovean essere percosse dalla meraviglia di que’ mondi celesti calcati dalle orme degli dèi, che dalla speranza e dal terrore sono posti nel cielo, donde ci benefica il sole e ci spaventano i fulmini. Questa ricerca delle costellazioni, ove fosse ostinata e d’uomo che alla dottrina di tutte le storie congiungesse sapienza politica ed altissima mente, potrebbe avverare le congetture del Vico sul ricorso de’ secoli e delle nazioni, e trarre dalla lunga notte le storie ignote del genere umano. E fu con grande ardimento e pari sapere tentata da un ingegno francese1, per provare, con troppo amor di sistema, l’origine di tutte le religioni: idea ch’egli (forse m’inganno) ricavò dalla Istoria universale di Francesco Bianchini2