Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/238

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220 le grazie

E più e più succedenti invide ronzano
A far lunghi di sè aerei grappoli;
Vanno aliando su’ nettarei calici,
E del mèle futuro in cor s’allegrano;
75Tante à fior dell’immensa onda raggiante
Ardian mostrarsi a mezzo il petto ignude
Le amorose Nereidi oceanine;
E a drappelli agilissime seguendo
La Gioja alata, degli Dei foriera,
80Gittavan perle, delle ingenue Grazie
Il bacio le Nereidi sospirando.
     Poi, come l’orme della Diva e il riso
Delle vergini sue fer di Citera
Sacro il lito, un’ignota violetta
85Spuntò al piè de’ cipressi; e d’improvviso
Molte purpuree rose amabilmente
Si conversero in candide. - Fu quindi
Religione di libar col latte
Cinto di bianche rose, e cantar gl’inni
90Sotto a’ cipressi, ed offerire all’ara
Le perle e il fiore messagger d’Aprile.1
     Ma chi de’ Numi esercitava impero
Sugli uomini ferini, e quai ministri
Aveva in terra, il primo dì che al mondo
95Le belle Dive Citerea concesse?
Alta ed orrenda n’è la storia; e noi
Quaggiù fra le terrene ombre vaganti,
Dalla Fama n’udiam timido avviso.
Abbellitela or voi, Grazie, che a tutto
100Siete presenti e, Dee, tutto sapete.
     Quando i pianeti dispensò a’ Celesti
Giove padre, il più splendido ei s’elesse,
E toccò in sorte a Citerea ’l più bello,
E l’altissimo a Pallade; e le genti
105Di que’ mondi beate abitatrici

  1. 84-91. L’Arte e la coltura danno avvenenza, potere e modestia alla beltá corporale. (F.) Prendi come simboli di questi tre pregi la rosa, il cipresso, albero di poderoso tronco che gode antica fama d’incorruttibilità, e la mammola.