Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/271

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inno secondo. 253

Gitta la Donna, ove una reggia all’Arti,
620Su dorïensi gemine colonne,
Alzar poscia doveva, ed alle Grazie,
Il Dedalo d’Arezzo; e già fu santa
Dell’imagine tua, Venere bella,
Che a noi dal brando fu rapita, e noi
625Riaverla speriam sol co’ lamenti.1
Tosto le Pecchie sbucano, correndo
A un’indistinta di novelle piante
Soavità, che intorno al tempio oliva.
Della civil cultura onde Minerva
630Fu pria cortese al terren tósco, un mirto,
Che suo dall’alto Beatrice ammira,
Verdeggiava immortale; e da’ suoi rami
Battea le penne un’Aquila sdegnosa,
Cieli e abissi cercando, e popolato
635D’anime in mezzo a tutte l’acque un monte, 635
E l’ïeri vedea, l’oggi e il domani.
Poi, tornando, spargea folgori e lieti
Raggi e speme e paura e pentimenti
Ne’ mortali; e verissime sciagure
640All’Italia cantava.2 Appresso il mirto
Fiorian le rose che le Grazie ogni anno
Ne’ colli euganei van cogliendo, e un serto
Molle di pianto, il di sesto d’Aprile,
Ne recano alla Madre.3 E l’Api intorno
645Dolcemente ronzarono, e sentiro
Come forse d’Eliso era venuto
Ad innestare il cespo ei che più ch’altri
Libò il mèl sacro sull’Imetto,4 e primo

  1. 619-25. La fabbrica degli Uffizi d’ordine dorico, inalzata da Giorgio Vasari aretino nel 1560. Nel 1677 vi fu collocata la Venere Medicea, che nell’anno medesimo era stata trasportata a Firenze dalla villa Medici in Roma. — Essa statua, nel 1800, per le vittorie bonapartiane passò a Palermo, e due anni dopo a Parigi, ove stette finchè, non gl’inutili lamenti degl’Italiani, ma la grau ruina di Waterloo fece sì che fosse restituita all’antica sede nel 1816. (Reumont, Tavole cronologiche ec. della Storia Fiorentina.)
  2. 630-40. 1 versi di Dante, che è l’Aquila sdegnosa.
  3. 641-44. I versi del Petrarca, che poetò, pianse e morì ne’ colli Euganei. — Il sesto d’aprile 1327 fa il giorno in cui per la prima volta vide Laura, e quello in cui la perdè ventun anno appresso. (Baidelli, Vita di F. Petrarca.)
  4. 647-49. Platone, nativo d’Atene e discepolo sopra tutti carissimo a Socrate. Per la sua eloquenza fu nominato l’Omero de’ filosofi. Sono celebri le sue idee metafisiche sull’Amore.