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260 le grazie

E donde sembran tutte auree le stelle,1
Alle vergini sue, che la seguiéno,
45Mandò in core la Dea queste parole:
«Assai beato, o giovinette, è il reguo
De’ Celesti ov’io riedo. Alla infelice
Terra ed a’ figli suoi voi rimarrete
Confortatrici; e sol per voi sovr’essa
50Ogni lor dono pioveranno i Numi.
Ma se vindici fien più che clementi,
Allor, fra’ nembi e i fulmini del Padre,
Guiderovvi a placarli. Udrete intanto
Al mio partir tal dall’Olimpo un’alta
55Armonia, che, da voi dolce diffusa
Sovra la terra, renderà più liete
Le nate a delirar vite mortali,
Più deste all’Arti, e men tremanti al grido
Che le promette a morte. Ospizio amico
60Talor sienvi gli Elisi; e sorridete
A’ vati, se cogliean puri l’alloro,
Ed a’ prenci indulgenti, ed alle pie
Giovani madri che a straniero latte
Non concedean gl’infanti, e alle donzelle
65Che occulto amor trasse innocenti al rogo,
E a’ giovinetti per la Patria estinti.
Siate immortali!» Disse, e le mirava,
E degli sguardi diffondea sovr’esse
Soave il lume dell’eterna Aurora.
70Poi d’un suo bacio confortò le meste
Vergini sue che la seguian cogli occhi
Di lagrime suffusi; e lei dall’alto
Vedean conversa, e questa voce udiro:
«Daranno a voi dolor novello i Fati,
75E gioja eterna.» E sparve; e, trasvolando
Due primi cieli, s’avvolgea del puro2

  1. 43. Siccome le stelle sono tanti soli, la loro smisurata distanza o la interposizione di tutta la nostra atmosfera ci fanno parer bianca la loro luce solare. Dagli altissimi monti, e qui l’Ida poeticamente si annovera fra essi, la minor densità e profondità, e la maggior purezza dell’atmosfera possono ben permettere più sincera la vista del loro vero colore.
  2. 76-7. Secondo il sistema Tolemaico, seguito dai Poeti, il pianeta di Venere è posto nel terzo cielo. — Armonia, o Ermione, fu figlia di Venere e di Marte.