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poesie giovenili. 293

Raggi sull’Oceáno; e non più l’Alba
Cinta di un raggio tuo, verrà sull’ôrto
A nunziar che sorgi. Intanto godi
Di tua carriera. Oimè! ch’io sol non godo
De’ miei giovani giorni: io sol rimiro
Gloria e piacere, ma lugubri e muti
Sono per me, che dolorosa ho l’alma.
Sul mattin della vita io non mirai
Pur anco il sole, e omai son giunto a sera
Affaticato; e sol la notte aspetto
Che mi copra di tenebre e di morte.


A BONAPARTE

NICCOLÒ UGO FOSCOLO.


Genova, 5 agghiacciatore, anno VIII.

Io ti dedicava questa Oda quando tu, vinte dodici giornate e vențicinque combattimenti, espugnate dieci fortezze, conquistate otto provincie, riportate centocinquanta insegne, quattrocento cannoni e centomila prigionieri, annientati cinque eserciti, disarmato il re sardo, atterrito Ferdinando IV, umiliato Pio VI, rovesciate due antiche repubbliche, e forzato l’imperatore alla tregua, davi pace a’ nemici, costituzione all’Italia e onnipotenza al popolo francese.

Ed ora pur te la dedico, non per lusingarti col suono delle tue gesta, ma per mostrarti col paragone la miseria di questa Italia, che giustamente aspetta restaurata la libertà da chi primo la fondò.

Possa io intuonare di nuovo il canto della vittoria quando tu tornerai a passare le Alpi, a vedere ed a vincere!

Vero è che, più che della tua lontananza, la nostra rovina è colpa degli uomini guasti dall’antico servaggio e dalla nuova licenza. Ma poichè la nostra salute sta nelle mani di un conquistatore; ed è vero, pur troppo! che il fondatore di una repubblica deve essere un despota; noi e per li tuoi beneficj, e pel tuo Genio che sovrasta tutti gli altri dell’età nostra, siamo in dovere