Vai al contenuto

Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/315

Da Wikisource.

poesie giovenili. 297

65Capi cogli occhi nelle trecce involti,
E tepidi cadaveri innocenti,
Cui sospiran nel franco ampie ferite
Pel fulminar di pontificio labbro;
E misti in pianto e in sangue, atro cemento
70Calcati busti e cranj dissepolti
Fanvi; e l’Inganno di tal soglio è fabbro.
Quindi, al Solopossente
La folgore strappata,
Eran d’Orto terrore e d’Occidente,
75E si pascean di regni e di peccata.
Non più, Dio disse: e lor possa disparve.
Pur nell’Ausonia ancor egra e acciecata
Passeggian truci le adorate larve.
IV.
     Passeggian truci, e ’l dïadema e il manto
80De’ boreali Vandali ai nepoti
Vestendo, al scettro sposano la croce:
Onde il Tevere e l’Arno a te devoti,
Libertà santa Dea, cercan la foce
Sdegnosamente in suon quasi di pianto;
85E la turrita Manto
Offre asilo ai tiranni; e il bel Sebeto
Lambe i piè mansueto
Alle soggette ad Etna auree campagne,
E ricche aduna a gli oppressor le mèssi:
90Abbevera il Ticino
Ungari armenti; e le ospitali arene
Non saluta Panaro in suo cammino.
T’ode gridar oltre le sue montagne
La subalpina Donna, e l’elmo allaccia,
95E s’alza, e terge i rai nel duol dimessi;
Ma le gravano il piè sarde catene,
Onde ricade e copresi la faccia:
E le a te care un giorno
Città nettunie, or fatte
100Son di mille Dionisj empio soggiorno: