Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/317

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poesie giovenili. 299

135Balda rivolge e minacciosa il volo
L’aquila, e ingombra di falangi i campi;
E par che Esperia avvampi
Di foco e guerra, di ruina e morte:
Nè spezzar sue ritorte
140Osa, nè armarsi del francese usbergo.
Ma s’affaccia l’Eroe: seguonlo i prodi,
Repubblicano in fronte
Nome vantando con il sangue scritto.
Ecco d’estinti e di feriti un monte;
145Ecco i schiavi Aleman ch’offrono il tergo;
E la tricolorata alta bandiera
In man del Duce, che in feral conflitto
Rampogna, incalza, invita, e in mille modi
Passa e vola, qual Dio, di schiera in schiera.
150Pur dubbio è marte. Ei dove
Più dei cavalli l’ugna
Nel sangue pesta, e sangue innalza e piove,
E regna morte in più ostinata pugna,
Co’ suoi si scaglia, e la fortuna sfida,
155Guerriero invitto, e fra le fiamme pugna,
E vince; e Italia libertade grida.
VII.
     Del vil Giove terren l’augel battuto
Drizza all’aere natío tarpati i vanni,
E sotto il manto imperïal si cela:
160Ma il vincilor lo inceppa, e gli alemanni
Colli, che Borea eternamente gela,
Senton l’altero vertice premuto
Dal Guerrier, cui tributo
Offre, atterrita dal suo cenno e doma,
165La pontificia Roma;
Dal Guerrier che ad Esperia i lumi terge.
E falla ricca de’ tuoi puri doni,
O Libertà gran Dea,
E l’uom ritorna negli antichi dritti
170Che prepotente tirannia godea.