Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/51

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Che orrore a te. Fuggi da me; tue mani

Son parricide; io la tua voce orrenda
Odo sonar dentro il mio cor: la voce
Dell’empio è questa, e seduttrice voce...
A che ti stai ferocemente immoto?
Non vibri il colpo? vittima, trïonfo
Pieno sarò del tuo furor: ma colpa
Infame, immensa, e di tutte tue colpe
Maggior ti fia di tuo fratel la morte. –
Oh! muto tu con torvi occhi mi guati!
Eccoti dunque il petto: il pugnal drizza,
E in mezzo al cor tutto mel pianta.
Tieste. ... Taci.
Non vedi tu?
Erope. Vaneggi?
Tieste. – Ubbidirotti;
Ucciderò. –
Erope. Tu fremi?
Tieste. – Il braccio reggi
Tu. –
Erope. Di morte tu parli? Ebben la bramo;
Ma da tue mani: svenami, il ridico,
Svenami, e fuggi. – Gli estremi momenti
Non funestar di mia misera vita;
Io te l’offro; ella è tua... Sia tutto tuo;
Ma va, ch’io non ti vegga.
Tieste. Ombra... gigante
Qui dinanzi non vedi? Ha fiamma il crine,
Sangue negli occhi bolle, e di atro sangue
Sprazzi li grondan dalla bocca; mira...
Sul mio volto gli slancia. Ella mi tragge
Pel braccio. – Vengo, vengo.
Erope. Oh!
Tieste. Vengo, vengo:
Sangue chiedi? l’avrai: Quelle grand’orme
Che tu stampi di foco... sieguo. – Oh! lampo!
Oh! tenebre! Oh singhiozzi moribondi!...
Erope... il vedi? senti tu? – Ma