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Col soave sussurro il senno infuse
Nel giovin sulla ripa ai salci in mezzo,
Ed ei dal sacro fiume uscir la vide,
Ed in sogno così dirgli pietosa:
310Ilceo, o dagli Dei nel mal estremo
Inteso, o tu mia cura, ovunque il Sole
Splenda nell’orbe, non sperar salute.
Trivia, e alla prece sua Febo, t’affligge
Pel sacro cervo che feristi al fiume,
315E per l’orrido capo ai tronchi nostri
Infitto: poi che esanime ella vide
La belva e il mozzo capo, e il suol del sacro
Sangue cosparso, empieo di lai la selva;
Maledisse all’autor. Di tanta suora
320Febo udì il prego, e peste immonda d’ambo
Per l’ire avesti, ovunque splenda il Sole,
Fuor d’aita: indi alla terra in fondo
Fra l’ombre déi cercar, se v’à, salute.
Sotto il monte vicin, da piante chiuso,
325V’à un antro per orror tremendo, dove
Sorge a Giove gran selva, in cui le cime
Dei cedri mandan rauco suon; quì vanne
Come rompa l’Aurora, e negra agnella
Supplice svena in su l’entrar: grand’Opi,
330Dicendo, a te la sveno; indi la Notte,
Le Ninfe, ignote Dee, gli Dei dei boschi,
D’atro cipresso e tia abbiano incenso.
E a te, che narri il caso, e invochi aita,
Non mancherà la Dea, che te nei sacri
335Del suol recessi adduca, e regga attenta.
Or sorgi, nè temer di sogno in questo:
Quella son io, che per i pingui colti,
Scorro con pure linfe, e tu conosci.
Disse, e presto l’azzurra onda l’ascose.
340Egli tolto al sopor mite, s’allegra