Pagina:Fracastoro - La sifilide.djvu/121

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Gli augei colpiti; il ciel di lampi infiammasi,
E il tuono è tal che poggi e colli concavi,
E percossi dal mar gli antri rintronano. —
Parte allor degli uccelli al bosco folto,
170Parte fugge atterrita agli ardui scogli.
Ed uno, o meraviglia! empie gli orecchi
Di terribili accenti, e a dir imprende:
Voi che del Sol violate i sacri augelli,
Esperii, or voi quello che il grande Apollo
175Vi canta, e di mia bocca io reco, udite:
Voi, benchè ignari, ai lungamente cerchi
Liti d’Ofiri, aura seconda addusse;
Ma soggettar le nuove terre, e questi
A lunga libertà popoli avvezzi,
180E cittadi fondarvi, e culto nuovo,
Potrete sol, dopo di terra e mare
Stenti infiniti, ed aspre guerre, e molti
Corpi sepolti nell’estrania terra.
Tornar, perse le navi, in patria pochi
185Potrete, e i socii rivarcato il mare
Altri non troveran; quì pur Ciclopi
Non mancheranno; vi trarrà discordia
All’ire, all’armi, e già s’appressa il giorno
In cui di morbo ignoto il corpo infetti,
190Per aiuto verrete a questa selva,
Finchè vi dolga il fallir vostro. Tacque,
E s’avvolse stridendo all’ombre in seno.
Abbrividir repente; impallidiro,
E il sangue lor fredda paura strinse.
195Allor, pregati i sacri augelli e i Numi,
Prima adorano il Sole, e della selva
Santa gli Dei custodi, e chieggon pace,
Di nuovo salutando Ofiri e il fiume.
Bruna il volto ed il crin vien dalla selva
200Nuova d’uomini intanto inerme turba,