Pagina:Fracastoro - La sifilide.djvu/123

Da Wikisource.

111

Nuda il petto, di fronde intorno cinta
Pacifiche, e le navi, immense moli,
L’armi lucenti, e le vesti ammirando,
Non ristà dal veder: scesi dal cielo
205Uomini, Numi, o Eroi, ne stima, e porge,
Qual chi adora, di preci a noi saluto.
Prima allo stesso Re, cui doni lieti
Di biade e d’auro per le rive colto,
E natie recan frutta e puro mele.
210Essi di nostre vesti, e doni molti
Presentati, alla gioia e al ber si danno;
Come se a mensa, e dei Celesti al cibo,
Felice a diventar l’uomo chiamato,
Beva nettare eterno in tazze dive.
215D’ambe parti così gli animi stretti
In secura amistà, s’unir le genti:
Gli stessi Re fra lor lieti sul lido
Stringon le destre, e l’alleanza insieme.
L’uno lieve cotone al fianco e al petto
220Porta, e verde smeraldo il lembo n’orna:
Bruno in volto; à la destra acuto dardo;
Tien la manca di drago irta una spoglia.
Veste guarnacca d’or l’altro, cui sotto
Splendono fulgid’arme; un elmo à in testa
225Di rame, cui dipinte ornan le piume.
Aureo cinge smaniglio al niveo collo,
E gli pende dal fianco il brando Ibero.
E già i popoli uniti, ospitalmente
Questi alle case e quelli all’alte navi,
230Passano in giochi e fra i bicchieri i giorni.
Una festa cadeva, ed annuo un rito
Al Sol vendicator nel bosco ombroso,
Già d’Esperia e d’Ofiri ogn’uom v’accorre.
Di valle curva in su le sponde erbose
235Qui accalcate le madri ed i mariti,