Pagina:Fracastoro - La sifilide.djvu/61

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Dunque poichè non una i morbi tutti
Àn dal nascer cagion, la maggior parte
Facil mostra principio e nascimento;
Altri emergon più radi, e lungamente
95L’ardue a vincer cagioni, e il fatto arcano
Durano, e l’alte a superar tenèbre.
Così l’elefantiasi al cielo ausonio
Lungamente fu ignota, ed il lichene
Che quei del Nilo, e i lor vicini, opprime.
100Di spezie è tal la dira lue, che or ora
Uscita alfin dalla caligin atra
Si trasse, e a’ suoi natali infranse i ceppi.
La qual però (scorrendo eterno il tempo)
È da stimar sovente in terra vista,
105Benchè sin ora, nè di nome, nota
Fosse tra noi, da quando tutte cose
L’età remota involve, e i nomi strugge,
Nè viddero degli avi le memorie
Tardi i nepoti. Pur nasce, ed è nota,
110Nell’ampio oceano occidental fra quella
Gente ch’abita l’orbe or or scoperto:
Tanto per varïar d’anni e di cielo
E principii e ragion mutan di cose;
E il mal, che l’aer ivi, e la terra acconcia,
115Da sè genera, a noi qui tardo addusse
Corso d’età. Di che se brami tutte
Saper mai le cagion, pria guarda intorno
Quante infettò città, quanto di mondo.
Veggendo allor di tanta tabe i germi
120Non poter della terra, e non del mare
Capire in sen, forza ti fia per certo
Stimar posta del mal la sede prima
Nello stesso aër, che sparso ovunque intorno
Penetra i corpi tutti in ogni parte,
125Di tai pesti a infettar uso i viventi.