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I MONUMENTI EQUESTRI 95

lerino poggia una zampa su una brocca da cui deve uscire, come da una fontana, un getto d’acqua, o, imbizzito, si impenna mentre il cavaliere, con atto declamatorio, alza il bastone del comando o investe il caduto che tenta con lo scudo un’estrema difesa. Quest’ultimo motivo è indubbiamente di grande effetto (l’arte statuaria lo accarezzò, lo ripetè, lo tramandò a noi), ma Leonardo non lo cavò dalla sua fantasia. Egli si limitò a riprodurlo — e in certi suoi schizzi quasi a plagiarlo — dall’antico.

Il motivo, allora nuovo nella grande statuaria, del cavallo solo impennato che si erge sulle zampe posteriori ma frequente negli schizzi di Windsor per servire al fondo dell’Adorazione dei Magi, per la Battaglia d’Anghiari, pei due monumenti equestri di Milano, è ispirato all’antico. Per citare alcuni esempi ricordiamo il gruppo dei Niobidi a Firenze (il cavallo, da solo, è ora all’ingresso delle Gallerie) di poderosa costruzione; diverse riproduzioni in sarcofagi sacri nelle collezioni pubbliche fiorentine; in bronzetti di scavo nelle stesse raccolte; in gemme e in cammei antichi.

Il motivo del gruppo completo col cavaliere che sul cavallo impennato è in atto di colpire coll’arma un caduto che cerca difendersi con lo scudo appare la prima volta nell’arte leonardesca — al di fuori dei disegni — intorno al 1481 nell’Adorazione dei Magi della Galleria degli Uffizi. Da allora il gruppo ritornerà frequente negli schizzi del maestro, che non si peritò a ripeterlo in progetti per uno dei monumenti equestri, per la battaglia d’Anghiari (a giudicare dalle copie lasciatene da Rubens). Così che lo troveremo ripetuto fino alla sazietà in plachette, bronzi, sculture della scuola lombarda anche del Cinquecento inoltrato.

Non fa meraviglia che in un tempo e in un luogo in