Pagina:Francesco Malaguzzi Valeri - Leonardo da Vinci e la scultura, Bologna, 1922.djvu/114

Da Wikisource.
104 CAPITOLO IV

sulle spalle e ha l'occhio acuto, indagatore. I piani del corpo, nel petto specialmente, son larghi, ma sempre un po’ superficiali, come in tutte le opere del Solari. Nel drappo intorno ai lombi ritorna l'esagerato lavorio delle pieghe che sembran canne. Ma il viso è ispirato ancora, più spiccatamente che nell'Adamo, ai canoni leonardeschi negli zigomi larghi, nell'espressione, nella stessa forma della barba. Di ritorno da Roma nel 1514, la Fabbriceria lo riaccolse, con alte professioni di stima e d’elogio, al proprio servizio, accordandogli in aiuto il figlio Paolo e lo scultore Michele da Merate, suo nipote1. Ma l'opera sua successiva a pro del Duomo non è sufficientemente chiarita. Vorremmo attribuirgli, fra diverse figure che ricordano suoi caratteri e che per lo meno provano ch'egli raccolse omaggio d'imitatori, la nobile figura di San Girolamo ritto in piedi, nudo, col teschio in mano e quella, delicata, squisita di San Sebastiano: che entrambe fanno parte del giro di statue ornanti la cornice a strombatura del grande finestrone nella parte posteriore, in corrispondenza alla sagrestia.

Più fiacco, ma eseguito a imitazione della figura del Solari, è 1* altro Cristo, con la croce, in una nicchia della sagrestia settentrionale del Duomo, che altri avvicinò alla nota figura di Redentore di Michelangiolo, attribuendolo ad un Antonio da Viggiù (il nome del quale non appare negli Annali del Duomo) «seguace certo dei buoni dettami della scuola del Gobbo»2. Non saremmo disposti ad attribuire invece al Gobbo la figura d’uomo barbuto, nudo, nel Duomo stesso assegnatagli dal Nebbia3.

  1. U. Nebbia, La scultura nel Duomo di Milano, Milano, Hoepli, 1908.
  2. U. Nebbia, op. cit. L’attribuzione ad Antonio di Viggiù è di Gaetano Franchetti, Storia e descrizione del Duomo di Milano. 1821.
  3. Reca il n. 93 nell'elenco del Nebbia, pag. 155.