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108 CAPITOLO IV

Certosa pavese. Dal 1497 al 1526 lavorò molto per la fabbrica del Duomo. Gli Annali vi ricordano una sua statua di Giuda Macabeo eseguita nel 1497, che ha eleganza di linee ampie e sicure, il viso ispirato e a larghi piani, le gote rotonde quali usò, fra i pittori del gruppo leonardesco, preferibilmente il Boltraffio. Ma non pochi particolari figurati, specialmente i putti, rientrano più spiccatamente nelle forme messe di moda dal maestro fiorentino. Il bassorilievo marmoreo con la Madonna che regge il Bambino nudo in atto di accogliere Francesco I di Francia, ch’è nella collezione Borromeo — e che gli ascriviamo per la forma del putto, un po’ gonfio e di modellato sommario, uguale a quelli portafestoni del monumento Birago — sembra ispirato a un disegno di Leonardo. Ma si raccosta ad alcuni dipinti di Andrea Solari, mentre la Madonna è tutta ravvolta dall’ampio manto a pieghe pesanti, che lascia scoperto il braccio fasciato da manica aderente, come in un dipinto di Andrea del Museo Poldi Pezzoli, in un secondo di Filadelfia e in altri.

Alla maniera del Fusina, specialmente nei tipi dei visi, nel raggruppar le pieghe del manto della madre che si raccolgono pesantemente sull’avambraggio per sfuggire all’indietro € nelle pieghe rigide disposte come raggi, sulla testa, si accostano alcuni piccoli bassorilievi con la Vergine e il putto del Museo Archeologico milanese. Più squisite forme leonardesche, attraverso la mollezza dell’arte del Boltraffio, presenta la elegante figura di guerriero riprodotta nella statua sulla parte posteriore del Duomo e che si vuole — non sapremmo con qual fondamento — rappresenti il duca Galeazzo Maria Sforza. Non mancano persino rapporti fisionomici — occasionali certo — fra questo viso giovanile, dagli zigomi larghi, la bocca carnosa, il naso largo, le ampie chiome