Pagina:Francesco Malaguzzi Valeri - Leonardo da Vinci e la scultura, Bologna, 1922.djvu/26

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16 CAPITOLO I

pieghe moltiplicate eccessivamente come di panni bagnati appiccicati alle membra secondo una preoccupazione dello scultore, che negli angioli del monumento Forteguerri si spin- gerà alla esagerazione. In un' opera il Verrocchio rivela forza e vigore : nel dossale con la Decollazione di san Giovanni Battista per il Battistero di Firenze finito nel 1480. V' è una drammaticità che invano si cercherebbe nell' arte fiorentina di quegli anni. Lo sforzo dello sgherro con la spada alzata, l'atteg- giamento del soldato che mostra il dorso e le gambe aperte, in atto di volgersi a un cavaliere che s'avanza (e il profilo arcigno del soldato richiamerà un tipo che con maggior larghezza Leonardo ripeterà di sovente) rappresentano un'eccezione, da questo aspetto, nell' attività dello scultore fiorentino, che tuttavia nemmeno in quella scena tragica ha abbandonato il lavorio eccessivo delle pieghe e che sopratutto ha affievolito il senso tragico del gruppo con la esagerata decorazione delle vesti e delle armature ricchissime, dello sfondo, dei parti- colari. L' orafo elegante e paziente si sovrappone sempre allo scultore e non gli concede la nota solenne, elevata che si giova dei mezzi scelti e, di conseguenza, parchi, misurati. Una bella grandiosità d' arte ottenuta con minori mezzi, con larghezza di modellatura se non del tutto spoglia delle troppe cincischiature ornamentali si osserva nel busto — conservato nel Museo Nazionale di Firenze — raffigurante una donna coi fiori nella sinistra raccolta sul petto, con un atteggiamento e una sobrietà di linee che hanno già qualcosa di leonardesco; nel busto in terracotta di Giuliano De Medici della collezione Dreyfus a Parigi, dall'aria spavalda; nel bassorilievo di Sci- pione di profilo del Museo del Louvre. Ma le attribuzioni non son concordi e varii dubbi son nati sulla paternità artistica delle due ultime sculture. Ora, si confrontino le sculture sicure