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I MONUMENTI EQUESTRI 61

quadri di Leonardo giovi anche per i disegni dei monumenti equestri; che solamente un foglio sia da riferirsi sicuramente al progetto pel monumento Trivulzio perchè uno dei suoi schizzi corrisponde da vicino al noto contratto scritto nel Codice Atlantico (e nel foglio stesso che ci sta a fare quel monumento circolare a colonne, che pare il tempietto romano di Vesta, se non si conclude che la continua irrequietezza d’idee dell’artista non si presta a queste classificazioni teoretiche?) sono, a parer nostro, altrettanti argomenti che posson valere, tali e quali, per conclusioni opposte, data l’incertezza dell’opera leonardesca. Perchè altri, per lo contrario, potrà affermare, con ugual fondamento, che la figura un po’ declamatoria del caduto gesticolante sotto il cavallo fu soppressa per effetto di un rafììnam.ento dell’idea e rimase solo nei disegni degli scolari e nelle riproduzioni cinquecentesche incise e (come nella fìguretta del Museo Trivulzio e in qualche altra) scolpite; che Leonardo disegnava, disegnava molto, ma nulla prova che modellasse, più che il famoso colosso; che è pericoloso voler vedere un progresso nel senso veduto dal Meller nei disegni com’egli li dispone e li fa sfilare in bello ordine, mentre invece in tutti ritornano, qual più qual meno, la magnifica spontaneità, la foga improvvisatrice, il calore dell’idea colta a volo e fermata sul foglio senza troppe preoccupazioni, diremo così, calligrafiche e che appaiono tanto nei primi quanto negli ultimi schizzi dell’artista, così come le stesse qualità appaiono dal primo all’ultimo dipinto. Staremmo anzi per dire che in uno dei primi dipinti — L’Adorazione dei Magi degli Uffìzi — sono un movimento e una spontaneità maggiori che nella più tarda Cena.

Lo stesso bronzo illustrato dal Meller, magnifico del resto, chi — men che l’illustratore — può affermare con tanta sicu-