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Pagina:Francesco Sabatini - Il volgo di Roma - 1890.pdf/77

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Canzoni popolari romane 71

venza, ove pure si canta, e credo altresì ch’essa debbasi riattaccare con i canti, nei quali intervengono i corsari, i mori, ecc., a rapire le fanciulle; i quali canti il Nigra dimostrò esser appunto di origine provenzale.

In testa ad ogni canzone ho posto lo schema metrico e la melodia. «Osservando lo schema scrive egregiamente il Salvadori - facile sarà l’avvertire: prima, che l’endecasillabo, il settenario ed il quinario sono sempre composti di serie giambiche pure; poi, che molto spesso, cioè quando l’accento grammaticale non combina col ritmico, il popolo, nel canto e nella recita, sforza il primo ad obbedire al secondo; osservazioni non del tutto inutili per gli studî metrici, che solo da poco tempo si cominciano a coltivare un po’ seriamente in Italia».1 Ponendo poi la melodia in fronte ad ogni canzone, ho speranza che una buona volta i raccoglitori dei canti popolari italiani vorranno seguire l’esempio degli stranieri; pur troppo, anche la raccolta del Nigra è macchiata di questo difetto, mentre che il Rolland, nel suo Recueil de chansons populaires, privo, è vero, di commento, ci ha offerto, oltre che le canzoni, anche le melodie: dando così modo al Tiersot di scrivere quel bel libro, di recente pubblicazione, intitolato: Histoire de la chanson populaire en France, del quale dovrò tra breve occuparmi.


  1. Salvadori, op. cit., p. 195.