Nè giova il dir, pria d’imparar l’horrende
Norme di Corte, eleggerei stoccate:
Ch’al fin tu cangierai stanza, ò vincende
Vuoi da Numa incocciarvi? havrai risate;
Vuoi parlarvi da Tullio? havrai maligni.
Vuoi dar frutti, qual Noce; havrai sassate.
Vieni, vieni a la Corte, i più benigni
Volti vedrai degenerar costumi,
Corvi vedrai pennelleggiati in Cigni.
Di curioso ardire arma i tuoi lumi,
Se vuoi veder, come i Pianeti pazzi
De’ miracoli suoi fanno i Volumi.
Quì Dionisi vedrai fuor de’ Palazzi,
Deposto il piè da i lubrici Governi,
Insegnar Deponenti ai suoi Ragazzi.
Vedrai bassi Agatocli a i più superni
Gradi inalzarsi, e in tributarie Terre
Empir d’oro non suo gl’Orci paterni.
Quì tù vedrai Cortegiane Guerre
Hasta una lingua, e scrupoloso farsi
Di stupro un Clodio, e di rapine un Verre.
Vedrai servo Pallon d’aure gonfiarsi,
Erger al Ciel, per forza d’altri, il moto
E per natura sua precipitarsi.
Vedrai de’ Venti un Venturier mal noto
Entrar ne’ Golfi, e frà i marini dubi
Di sicura Galea farsi un Piloto.
Vedrai tal hor le tempestose nubi
Tuonar naufragi, e per sacrarne un voto,
Spesso adorar qualche latrante Anube.