Già d’Assisi a la Magna eran gli Dei,
E da Vinetia a Brindisi passati:
E già rotta la carne in più bocconi,
Di fette havean, non affettati i doni.
Già si credea Filemone, che voto
Fusse il Boccale, onde traheano il Vino,
E già presolo in man, volea far moto
Verso il Baril, che stavali vicino;
Quando a l’atto d’alzarlo il Nume ignoto
Lo riempiè d’un Nettare divino,
Stupissi il Vecchio, e lo stupor a Bauci
Le parole attaccar fece a le fauci.
Pur grati al Ciel gli Albergator senili
Con humiltà di core alzan le ciglia;
E ogn’un di loro i sacrificij humili
A gli hospitali Numi erger bisbiglia,
Quì Giove anch’ei, per crescer core a’ vili,
De’ miracoli suoi fea maraviglia:
E l’oration con meritorio passo
Fea giro al Ciel per ritrovarlo a basso.
Era un Papero in casa, il qual vivea
Contra gli humani odor per sentinella,
E di lui capital già si facea,
Per darne al Ciel la vittima novella;
Mà mentre intorno al suol lassa correa
Per haverlo a le man, la Vecchiarella,
Verso i Numi l’Augello il volo muove
Et è di lui la Salvaguardia un Giove.