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Fascio Primo. 53

va Filopemene1, à chi vuol lassare la robba d’altri, fà mistieri haver del suo.

Alcun’altro bisbigliava Egideargo, non contento delle naturali fortune, guerreggiava per cupidigia di potenze nuove. I desiderij son come i Numeri, ne’ quali all’uno succede l’altro. Con l’esempio della nascente ingordigia d’Alessandro credevasi, esser miseria ne’ Grandi haver molto da bramare, nè ponderavasi esser più miserabile, haver cagione di temer molto, mentr’è più facile ad un povero fuggir il disprezzo, ch’ad un ricco l’invidia:

V’era alcuno, rammentava Rorazalfe, che accendevasi a’ martiali sdegni col vicino, per vendetta di ricevute offese, e forse anche per bestiali occasioni, come fu la guerra frà gl’Etoli, e gl’Arcadi, ò frà i Rutuli, e Latini. I Prencipi2, disse Euripide, non cangiano con facilità gli sdegni. Ritengono costantemente il primo impeto, per non parer concitati senza cagione. Era però curioso il vedere, chi per vendicarsi d’una lieve ingiuria, poneva a ripentaglio il suo Stato. Grandi sono alle volte come i fanciulli, che se di molte noci c’hanno in seno, una ne vien loro tolta, per isdegno, ne dispergono tutte l’altre. Non vogliono il tutto, quando si nega loro una parte.


  1. Plut.
  2. Eurip.