Pagina:Frascherie.djvu/58

Da Wikisource.
58 Delle Frascherie

Capi, in quali non alla Fama, ch’esser deve l’interesse de’ Grandi, mà all’interesse per cui tentano la Fama i Privati, con somma cura attendevano; e pur si sa, disse1 Tiberio a Seiano: caeteris mortalibus in eo stare consilia, quod sibi conducere putent: Principum diversam esse sortem, quibus praecipua rerum ad Famam dirigenda.

E perche i corpi muoiono, ò per interne indispositioni di qualità homogenee, ò per estrinseche cagioni di sregolata vita, credevasi da alcuno, esser l’Asia ad un mortifero rischio vicina; mentr’è destino d’ogni Città, diceva Anibale2, se non le nascono inimici fuor di casa, produrli di dentro.

Si decretò in somma, tutti i Regni haver gli Orti, i Meriggi, e gl’Occasi: e’3 periodi d’ogni Imperio esser fatali, come disse Cratippo a Pompeo.

4Platone organizò con la sua Idea una ben ordinata Republica: e pur non seppe assicurarla dalle alterationi, e dal fine, conchiudendo: quod nihil in statu maneat; sed ambitu quoddam temporis mutaretur.

Mà perche ne gli estremi discorsi motivò Stanperme, che le corruttioni de’ Regni nascevano per lo più da’ Grandi, come che i pesci dal Capo a putrefar comincino, recitò a gli Amici una morale Oda a Capi de gli Eserciti Asiatici, in questo tenore.


  1. Corn. Tac.
  2. Liv.
  3. Plut.
  4. Plat.