Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/124

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CAPITOLO V

Come l'autore trova certe anime, che
stavano penando presso al limbo.

     Appresso al limbo, intorno e in ogni canto
son gran montagne selvagge e spinose
ed aspre sí, che mai le vidi tanto.
     Ed anime stan lí, che van penose
5intorno errando per quel loco incolto
tra rovi e spin, che mai producon rose.
     E, perch’è quivi l’aer grosso e folto,
io non scorgea alcun, bench’io mirasse,
tanto che ’l conoscesse ben nel volto.
     10Però Minerva assentí ch’io andasse
ivi tra lor e, se trovava alcuno
conosciuto da me, ch’io gli parlasse.
     Allor me misi tra quell’aer bruno
e tra gli sterpi, ed acuto mirai,
15tanto che l’occhio mio ne conobbe uno.
     — O anima gentil, che tanto amai,
’nanzi che ’l corpo ti lassasse sola,
perché tra questi lochi asperi stai?
     Son qui i compagni della prima scola?
20è qui Arnoldo ed Agnolo da Riete?
Potrei parlar ed udir lor parola?—
     Rispose a me con sembianze non liete:
— Accorso e gli altri due, che tu m’hai detti,
son fuor d’inferno in piú alta quiete.
     25Tra questi asperi luochi siam ristretti
quei che tu vedi, e tra montagna oscura,
ché su del mondo non uscimmo netti;