Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/214

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E quand'è divenuto grosso e pregno,

       cade da alto e gran fiacco riceve,
  30   sí come noi e sí com'egli è degno.
       In lui apparve ben quant'egli è grieve
       la signoria e dispettosa e dura
       d'alcun villan, che da basso si lieve.--
       Tanto i' avea preso, andando, dell'altura,
  35   che vidi aver Satán, quand'io mi volse,
       la faccia sua ver' noi a derittura.
       Allor soffiò, e quel vento mi colse
       e nella fronte sí forte percosse,
       che ogni forza di salir mi tolse.
  40   Io sería in giú tornato, se non fosse
       che gridò Palla:--Giú 'n terra ti poni,
       se vuoi che 'l vento il capo non t'ingrosse.--
       Però mi posi in terra in ginocchioni,
       il petto e 'l viso umiliai di botto,
  45   e cosí insú mi mossi in groppoloni.
       Quando la dea mi vide esser condotto
       in tanta altura, ch'ella vide stare
       il gran Satán ai nostri piedi sotto,
       su ritto ed erto mi fece levare.
  50   Allor d'un dubbio, ch'io avea concetto,
       cosí lei cominciai a domandare:
       --Come poteo il mostro maladetto
       desiderar a Dio esser equale,
       ch'esser non puote e nol cape intelletto?
  55   Ché 'l desiderio sempre move l'ale
       dietro all'obietto dalla mente appreso,
       e questo nulla mente apprender vale.--
       La dea rispose, quando m'ebbe inteso:
       --In due superbie offese il Creatore
  60   il rio Satán, e quelle io t'appaleso.
       Se, sol per sua bontá, alcun signore
       levasse un servo giú da basso limo
       e ponessel in stato e grande onore,

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