Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/270

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264 libro terzo

     e ch’egli porta le saette d’oro,
65e Pluto innamorò, quando gli piacque,
e Iove fe’ mutar in cigno e toro.
     Di questo anco si dice ch’egli nacque
di quella che fu data a dio Vulcano,
nata de’ membri osceni in mezzo all’acque.
     70E dal ver, forse, questo non è strano;
ché di Venus, cioè concupiscenza,
nasce Amor cieco, fanciullesco e vano;
     e da quel nasce poi la rea semenza
di molti vizi, a’ quai lussuria induce.
75E, perché n’abbi perfetta scienza,
     sappi che la Natura e l’alto Duce
ad alcun fin perfetto ha ordinato
ogni appetito che ’n voi si produce.
     E, se da quel buon fin è disviato,
80quanto quel fine ha piú perfezione,
chi erra in quello fa maggior peccato.
     Tra tutte cose uman, che sonno buone,
la meglio è conservar l’umana spece,
prima nell’esser, poi in coniunzione.
     85Ed a questi duo fin l’alto Dio fece
l’appetito lascivo: a questo solo,
ed a null’altro fine usarlo lece.
     Di questo al padre nasce il bel figliolo
e tutta prole umana, il degno frutto
90fatto a laudare Dio nell’alto polo.
     E, se questo buon fin fusse distrutto,
mancaría l’uomo, amore e parentele
e stato di vertú verría men tutto.
     Adunque quel peccato è piú crudele,
95dal qual questo buon fine è impedito;
e questa specie a Dio piú è infedele.
     Questo è il vizio nefando subdomito,
pien di vergogna detestando scelo
e strazio umano e infernale appetito,