Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/281

Da Wikisource.

CAPITOLO I

Del paradiso terrestre e di Enoc e d'Elia e dell'albero della scienza
del bene e del male.

     Lasciata addietro avea la prava terra
e delli vizi la maligna schiera,
e trapassata avea tutta lor guerra.
     E sopra l’orizzonte giá ’l sole era
5ben quattro gradi, in quella parte posto,
che li fa state e qui fa primavera;
     quando, per poter giungere piú tosto,
andava dietro alla scorta benegna,
la qual a seguitar m’era disposto,
     10Detto m’avea che nullo è che pervegna
ad alto fine ovver a nobil cosa,
se non chi s’affatica e chi s’ingegna.
     Ond’io per quella via sí faticosa
andava in fretta come il pellegrino,
15che, ’nsin che giunge al termine, non posa.
     Quando fui presso al fin di quel cammino,
il paradiso vidi ch’è terrestro,
il qual fe’ Dio per singular giardino.
     E, s’egli è bello, pensisi il Maestro,
20il qual el fece e posel dove il sole
ha piú vertú e ’l cielo a lato destro.
     Lí era un pian di rose e di viole
e d’altri fiori e di maggior fragranza
che qui, dove siam noi, esser non suole;