Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/338

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332 libro quarto

     il terzo è sovvenire al bisognoso,
ché ogn’ardua indigenzia può dir «mio»
30di quel che crudeltá gli tien nascoso.
     Tre debiti a colui, il qual è rio:
cioè correzion, quando si spera
ch’egli si mendi e si converta a Dio.
     E, nel mal far se indura e persevéra,
35tagli col ferro e con la spada nuda
il membro infetto la Vertú severa.
     Né per questo si debbe chiamar cruda,
mozzando il morbo ch’alla morte mena:
convien che la piatá gli occhi vi chiuda.
     40Severitá adunque a dar la pena
prima conviensi, e poi ch’anco sia mista
colla compassion, ch’ira raffrena.
     E tre al buon, il qual virtú acquista,
ché chiunque può, tenuto è dargli aiuto,
45ch’addietro non ritorni o non desista;
     ché spesse volte l’arbor ho veduto
crescere ratto e far frutto tantosto
per buon conforto e cólto, ch’egli ha avuto;
     e forse un altro, presso a quello posto,
50perch’è negletto o che ha terreno asciutto,
sta senza frutto ed a mancar disposto;
     e, benché paia smorto e giá distrutto,
il cólto e buon letame alle radici
el fan fiorire e fanli far buon frutto.
     55Quanti sarían per la vertú felici,
che, desviati, ovver per mancamento,
son pervenuti a bassi e vili offici!
     Alla vertú, venuta a compimento,
debito solve chiunque onor gli rende
60d’atti e parol, di loco e reggimento.
     Non mai vertú, che di splendor s’accende,
si debbe por a basso o sotto scanno,
ma suso in alto, ov’ella piú risplende.