Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/358

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CAPITOLO XVI

Della resurrezione de' nostri corpi dopo il Giudizio.

          Inver’ l’apostol poscia mi voltai,
e dissi a lui:— Questa scrittura letta,
di nostra fede articuli primai,
     bench’io la creda, ancora mi diletta
5udir come suade la Scrittura
la resurrezion, la qual s’aspetta.—
     Ed egli a me:— A due cose pon’ cura:
una è ch’ognun ritornerá in vita,
ché non va a morte, ma per sempre dura,
     10e che de’ buon la carne rivestita
será immortale ed ará l’altre dote,
che fia impassibil, lieve e fia polita;
     l’altra cosa è che le celesti rote,
che ora giran sí veloce e forte,
15non voltaranno piú, né fien piú mote,
     e per questo seran chiuse le porte
al futur tempo, e non fia piú Carone,
che ora ognun, che nasce, mena a morte.
     Se vuoi di questo persuasione,
20sappi che ’l moto, quando il fine acquista,
convien che cessi dalla sua azione.
     E cosí ’l ciel convien ch’anco desista,
quando fie giunto al fin, pel qual si move,
come opra fatta fa posar l’artista.
     25Or gira il ciel, perché le cose nòve
produce e figlia e corrompe l’antiche,
mentre fa state qui e verno altrove;