Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/360

Da Wikisource.
354 libro quarto

     Ancora alla iustizia s’appartiene
65render secondo l’opera a ciascuno
il mal al male, e ’l premio dar al bene;
     ché ogni atto moral sempre è comuno
allo spirito e al corpo, e insieme vanno
ad ogni atto splendente ed anco al bruno.
     70Se sol del mal lo spirto avesse affanno,
potrebbe dire:— O Dio, se tu se’ iusto,
perché io solo del peccar n’ho ’l danno?
     perché solo sto io nel fuoco adusto?
perché no’ ’l corpo, dacché la dolcezza
75ebbe degli occhi, del tatto e del gusto?—
     Cosí li santi, i quali ebbon fortezza
tanta, che i sensi fenno consenzienti
alli martíri, affanni ed all’asprezza,
     potrebbon dire:— O Dio, ché non contenti
80noi delli corpi nostri, ch’a’ martíri
ne seguîr volentieri ed a’ tormenti?—
     Quando questo dicea, gravi sospiri
udii nel tempio; e parve ch’ogni morto
avesse a suscitar mille desiri.
     8585— Vendica il nostro sangue, sparto a torto
— diceano,— o Dio, non véi ch’ognun desia
di rivestirsi i corpi omai ’l conforto?
     Non ch’in noi voglia di vendetta sia,
cosí preghiam; ma per aver la vesta
90de’ corpi, a noi natural compagnia.
     Acciò ch’elli con noi abbian la festa,
perché ’l Iudizio, o Signor, non affretti?
perché non fai la vendetta piú presta?—
     Risposto fu:— Da voi tanto s’aspetti,
95che il numero si compia di coloro,
che son da Dio con voi nel cielo eletti,
     insin che fatto sia tutto il ristoro
de’ piovuti da ciel primi arroganti,
che fûn cacciati dal celeste coro.—