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Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/46

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CAPITOLO VIII

Come Cupido, irato con la ninfa Lippea, la ferí d'una saetta d'oro.

     Io era solo e scornato rimaso,
quando scontrai in quella via smarrita
Cupido, come andasse quindi a caso.
     E disse a me:— Lippea ov’è fuggita,
5che m’ha sfidato e mette me a dispetto?
Ma converrá che da me sia punita,
     ch’io gli trapasserò il core e il petto
con un acceso dardo delli miei;
e farla a te soggetta io ti prometto.
     10Io, che ho domato Iove ed altri dèi
con la potenza della mia saetta,
non vincerò, non domerò costei?—
     Quando egli disse voler far vendetta,
pensa, lettore, s’io mi feci lieto,
15da che affermava a me farla soggetta.
     Egli si mosse, ed io gli andai dirieto;
e sempre per la costa andò all’ingiúe
tra ’l duro bosco e l’aspero spineto.
     Quando presso alla valle giunto fue,
20vidi io Lippea che guidava il ballo
’nanti alle dèe con le compagne sue.
     L’arco suo dur, che mai ferisce in fallo,
prese Cupido, e d’uno stral gli diede
a venti braccia forse d’intervallo
     25sol nelli panni e giú appresso il piede;
ché se a lor desse in petto o molto forte,
sí come a’ viri ed agli dèi e’ fiede,