Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/94

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88 libro primo

     Lévate su,— mi disse,— ch’è mattina:
Cupido tante volte t’ha tradito,
egli e la madre sua, che è qui reina.
     Sappi che a Ionia il petto egli ha ferito
d’un dardo oscuro ed impiombato e smorto,
105che ’l venir suo a te ha impedito.
     L’amor, che avea a te, in lei è morto;
e ad un fauno vile, rozzo e negro
l’han data per amante e per conforto:
     colui del suo bel viso ora sta allegro.
110E perché queste cose, c’ho racconte,
le sappi appieno e tutto il fatto intègro,
     quand’ella a te venía quassú nel monte,
perché piacesse a te piú la sua vista,
di rose s’adornò il capo e il fronte.
     115Cupido allor d’una saetta trista
ed impiombata dentro al cor gli diede,
colla qual fa ch’all’amor si resista:
     questa ogni amor gli tolse ed ogni fede
a te promessa. E poi con l’altro astile,
120il quale è d’òr, da cui amor procede,
     sí come l’ésca el foco del focile,
cosí accese lei; e poi mostrògli
un fauno bovin, cornuto e vile.
     Però ti prego che seguir non vogli
125questo Cupido e che non vogli ire
piú tra le selve e tra li duri scogli.
     Se al regno di Minerva vuo’ venire,
lassú l’animo tuo sará contento,
lassú trova la voglia ogni desire.—
     130Poscia sparí; e ’l sonno mio fu spento,
e giú di terra mi levai sú erto,
ché ’l letto mio fu ’l duro pavimento.
     E per voler di questo esser ben certo,
sí come il bracco va cercando a caccia,
135cosí cercando andava io quel diserto;