Pagina:Frezzi, Federico – Il quadriregio, 1914 – BEIC 1824857.djvu/39

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capitolo vi 33

     100O Lisna bella mia, va’ prestamente
sopra del monte e circonda la cima
con cento ninfe: e state bene attente.
     Credo che ’l cervio lí correrá prima:
abbiate cani e spiedi, ché non varchi
105di lá dal monte verso la valle ima.
     Chi per la costa discorra cogli archi,
chi di lanciotto e chi di duro spiedo,
quando fia l’ora, la sua mano incarchi.
     Alconia, te per principal richiedo,
110che stii con cento ninfe in su la piaggia;
ché ’l cervio lí verrá, sí come io credo.—
     Quando ordinata fu la schiera saggia,
e fu ognuna nel loco che vòlse
quella di Iuno e della dea selvaggia,
     115la bella Iris i gran cani sciolse
d’intorno al cervio abbaianti e feroci;
ed ei fuggí e ver’ Diana volse.
     Le ninfe sue alzôn liete le voci,
gridando fortemente:— Ad esso, ad esso
120con le saette e coi passi veloci.—
     Le lor verrette scoccavano spesso;
e ’l cervio corre e su lo monte sale;
e dietro i can correndo vanno appresso.
     E poi che giunto fu nel piano equale,
125passato arebbe il monte, se non fosse
che Lisna bella gli die’ d’uno strale.
     Allora quello addietro alquanto mosse,
ed un fier can mastin gli prese il volto,
e Marsa ninfa d’un dardo il percosse.
     130Per questo il cervio, alla man destra vòlto,
ver’quelle di Iunon fece l’andata;
e questo a Lisna bella increbbe molto.
     Ipodria bella, tutta rallegrata:
— Fa’— disse,— o Iuno, che vinciam la festa;
135dá’ or questa vittoria a tua brigata.