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64 del lino.

sopra un prato appena falciato, oppure facendone dei manipoli conici appoggiando i fastelli legati in giro gli uni contro gli altri. Asciugato che sia il lino, dopo 8 o 10 giorni, si carica e si conduce al coperto ove subisce gli altri lavori all’uopo di separare il filo dalla parte legnosa. Nel frattempo che il lino è disposto ad asciugare è bene che non sia colto dall’acqua, poichè altrimenti riesce poco bello e poco pesante. La fermentazione che più sopra indicai farsi subire agli ammassi di fastelli, è fatta allo scopo che il filo meglio si separi dalla parte legnosa della pianta.

Considerando ora cosa succeda con tutti questi metodi di macerazione, vedesi che il tutto consiste nel riscaldare l’acqua che tiene ammollito il lino suscitandovi una leggier fermentazione, evitando nell’egual tempo ch’essa s’intorbidi e si imbratti onde non ne derivi nocumento al lino. Anche, la macerazione alla rugiada agisce nell’egual modo, producendosi quella lenta fermentazione o combustione per la quale si disorganizza la parte legnosa lasciando libera la parte filamentosa. Non si potrebbe dunque con mezzi più sicuri ottenere lo stesso effetto, cioè il riscaldamento dell’acqua ed il continuo cambiamento di essa, acciò il lino riesca bianco e lucente? Sì, ed ecco quanto l’industria oggidì avrebbe trovato. In America si pratica la così detta macerazione chimica per mezzo di tini muniti d’un serpentino col quale si eleva gradatamente la temperatura dell’acqua a +28° o 32°. Per tal modo l’operazione è compiuta in 60 od 80 ore. Altri ha dei tini a doppio fondo, capaci ciascuno di 800 chilogrammi di lino. Il vapore entrando pel falso fondo s’insinua fra i gambi delle piante e vi si condensa, l’acqua che ne risulta si smaltisce per uno scaricatojo, il che dà luogo ad una lavatura continua, per modo che il lino trovasi quasi come in una corrente d’acqua calda. In 72 ore l’operazione è compita. Il lino cavato dai tini vien sottoposto ad una forte pressione fra quattro coppie di cilindri di legno, poi seccato all’aria, indi alla stufa.

Questi processi, oltre che si possono sorvegliare e condurre a piacimento, somministrano delle acque residue che contengono da chilogrammi 1,50 a chilogrammi 2,00 di azoto per %, nonchè molte sostanze inorganiche solubili, che negli altri metodi vanno intieramente perdute. — Non è poi impossibile che la macerazione possa rendersi ancor più spedita coll’aggiungere all’acqua alcune sostanze che accelerino il distacco della