Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/147

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capo sesto 141


quattro quinti di buono, e quelle d’argento un terzo; e cosí, declinando sempre, si trovano fino ai goti peggiorate nell’uno e nell’altro impero. Ne’ tempi seguenti, per la loro infelicitá meritamente chiamati «barbari», non può trovarsi regola o misura stabile alla bontá delle monete. È vero che Carlo magno e poi Federico secondo in un piú tollerabile stato le posero; ma da questo subito declinarono. Nella Francia quasi in ogni anno variarono con disordine e disuguaglianza incredibile. Dal 1302, dal qual anno abbiamo piú accurate notizie, non ebbero queste mai posa né regola alcuna. Fa meraviglia ed orrore il vedere quali mutazioni e quanto grandi sofferse il valore del fiorino riguardo allo scudo dal 1345 fino al 1357, sotto i regni di Filippo sesto e di Giovanni. Dalla pasqua del 1355 sino alla fine dell’anno, ventidue volte si cambiò prezzo alla moneta, e dal valore di sedici scudi si pervenne a quello di cinquantatré al primo di gennaro, ed al dí cinque di esso si calò a tredici scudi e quattro denari. Infine la Francia, la quale sopra ogni altra nazione ha piú spesso messa la mano alle monete e mutatele quasi con quella volubilitá istessa ch’ella fa de’ vestimenti, presenta agli occhi di tutti, nelle storie del Blanc e di altri, un monumento singolare di tempi miserabili e calamitosi A chi mancasse l’opera di questo dotto francese, può bastantemente supplire il Dizionario del Ducange, accresciuto da’ padri di San Mauro, alla voce «moneta».

Non minore è il disordine in que’ tempi nelle monete italiane, avendo la quantitá di diversi principi fra noi cagionato quello stesso che in Francia operava il cattivo governo d’un solo. Perché egli è da sapersí che niuna, quantunque piccola cittá, è in Italia, che nelle varie vicende sue non abbia goduto in qualche spazio di tempo un’ombra di libertá o indipendenza, ed in questo tempo non abbia voluto battere moneta. Nel nostro Regno i principi beneventani, che dopo la distruzione del regno longobardo rimasero sovrani, i salernitani, i consoli e dogi napoletani fecero proprie monete. Indi, poiché da’ Normanni fu in un solo Regno ridotto, né mai da questo stato s’è tratto, egli solo in tutta Italia, quasi in compenso della