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Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/190

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184 libro terzo

anni sono, a ducati 152 per 100 scudi romani. Ed in effetto il Blanc, scrivendo delle monete di Luigi decimoterzo, pondera di essere non meno pernicioso che pericoloso l’aumentare piú che il diminuire il valore delle monete; e che in ciò dovrebbero essere piú avvertiti i sovrani, de’ quali l’interesse è sempre maggiore, per esser essi i piú ricchi ne’ loro regni e che hanno da riscuotere le contribuzioni da’ sudditi.


Se il dire in pochi versi cosí inettamente e male, che non si possa dir peggio, è bravura, il Vergara merita certo lode d’uomo bravo e valoroso. Quando l’alterazione fosse stata e fosse perniciosa, noi dovremmo sentirne la pena, non avendola mai ritrattata; ma il nostro felice stato, quanto alle monete, lo smentisce. L’alterazione de’ prezzi e de’ cambi è di voci, e non di cose; ed è la medicina naturale di quell’alzamento, ch’egli biasima. Dire che il cambio perciò alzò al centocinquantadue è mostrare di non intendere che sia cambio e che sia alzamento; ed infatti, senza esser mutate le monete d’altro che d’un quattro per cento, pure a di nostri s’è veduto sbassare il cambio dal centocinquantadue al centodiciotto ed anche piú giú. Tanto ha poco che fare l'una cosa coll’altra. L’autoritá del Blanc pesa poco, e quel ch’ei dice non val nulla: mentre, se, al dir suo, l’aumentare diminuisce le contribuzioni pubbliche, lo sbassar la moneta le aggraverá; e ciò, dispiacendo piú a’ popoli, ha da essere piú pericoloso e peggiore. Non ha dunque il Vergara detto niente, che non sia sciocco e falso. Tanto è gran differenza fra il saper interpretare le leggende delle monete e il giudicar sanamente degli stabilimenti dati al loro valore!