non si suppongono preesistenti molte merci utili, che possano trafficarsi, la moneta non può far altro che un giro vano ed infruttuoso. Perciò quegli ordini, che conferiscono a moltiplicar le merci venali, sono buoni; gli altri sono tutti cattivi e dannosi. Stieno in una camera chiuse cento persone con una certa somma di denaro a giuocare. Dopo lungo giuoco, avrá il denaro avute certamente innumerabili vicende, ed altrettante la ricchezza e la povertá de’ giuocatori; ma il totale non è né cresciuto né diminuito mai, e nel luogo non si può dire variata la ricchezza. Vero è che il mancare il corso impedisce il proseguimento delle industrie, e perciò genera povertá; come per contrario il corso veloce le fomenta: ma chi ben riguarda, osserverá che il corso della moneta può ingrandire e stabilire le ricchezze giá cominciate ad essere in uno Stato, non generarle ove non sieno. Sicché sempre è vero che s’abbia a pensare prima ad aver merci e poi a dar loro il corso, acciocché, vendute e consumate presto le une, si dia luogo alle altre di succedere. È vero ancora che un rapido giro fa apparire una non reale ricchezza; come è lá dove la nobiltá vive con lusso e spese superiori alle rendite sue, e i debiti, che fa, non gli paga. I nobili non si persuadono d’essere impoveriti; ma il mercante, che numera i suoi crediti come certa ricchezza, si stima ricco, e sulla creduta rendita ingrandisce la spesa; fino a che tutti e due, il nobile ed il mercatante, vanno giu poveri e troppo tardi disingannati. È dunque tanto peggiore un tale rigiro pieno di fantasmi di ricchezze, quanto è peggiore della povertá il credersi ricco e non esserlo. Sono dunque assai riprensibili quegli scrittori, che, lasciatisi ingannare dalle voci del volgo e confondendo gli effetti colle cause, propongono animosamente al principe loro l’accrescere la quantitá della moneta e ne bramano accresciuto il corso; mentre non si ricordano neppure dell’agricoltura, delle manifatture e della popolazione, dalle quali unicamente viene il corso utile e vero. La quantitá del denaro non s’ha da accrescere, se non quando si vede non esser bastante a muovere tutto il commercio senza intoppare e lasciarlo in secco; e come si possa acquistare tale conoscenza, è quello ch’io vengo ora a dichiarare.