Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/257

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capo secondo 251


del suo inganno, si dolse piú amaramente di prima, vedendo che delle monete egli sentiva tutto l’incommodo che danno in coniarsi, niuno de’ diletti che danno nel consumarsi.

Lo stesso si ha da dire delle cittá che hanno zecca: potendo avvenir benissimo che una cittá poverissima abbia la maggiore zecca del mondo; e, se i cittadini non la saccheggiano, potranno talora essere in istato di non avere affatto denari. Bisogna vedere per quali canali viene l’oro alla zecca e per dove scorrono poi le monete ed imboccano; e, sempre quando l’oro non è comprato con merci del paese, la moneta non potrá restarvi giammai.

Per una consimile cagione le guerre, che riempiono di danaro un paese, non l’arricchiscono mai; e indi a pochi anni si trova il denaro essersi raccolto nelle province vicine a quella, che, per essere stata la sede della guerra, sebbene fosse la prima raccoglitrice, pure s’è impoverita e distrutta. La cagione è che un uomo, il quale ha cinquanta botti di vino, cento tumoli di grano e dieci ducati, è piú ricco di chi ha trenta ducati e non ha vino né grano. È impossibile che un esercito paghi tutto il danno ch’ei fa, e perciò sempre piú toglie che non rende. Di quella moneta, che dá, si ricompra una parte di quanto l’esercito ha consumato: ma, a voler riaver tutto il perduto, bisogna spendere anche l’antico denaro, che s’avea in mano.

Ora, giacché di tutti i desidèri umani, savi o sciocchi che sieno, v’è sempre la cagione, ed è utile assai il saperla, io voglio ricercare donde sia provvenuta tanta brama di moltiplicare i metalli preziosi negl’italiani e di ragionar tanto di quel commercio, ch’essi hanno quasi tutto perduto. Per intender l’origine di ciò, si ha da avvertire esservi due sorti di principati, cosí come vi sono due classi d’uomini in ogni principato. Altri uomini coltivano, producono, lavorano i viveri e l’altre merci: altri non ne fanno alcuna nuova, ma alle giá fatte dánno moto. Io chiamo i primi «coltivatori», i secondi «mercanti». Quelli hanno poco bisogno di denaro, ma molto de’ materiali e del terreno per produr le ricchezze; questi hanno