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20 | libro primo |
all’anno 1338, si trova memoria del commercio di Soria fatto da Benuccio di Giovanni Salimbeni, camerlengo di Siena, uomo sopra lo stato di privato ricchissimo, con queste voci:
Il detto Benuccio, l’anno seguente 1338, avea còlto grande quantitá d’argento e di rame, ed essendo venuto all’usato el grande mercatante di Soria al Porto d’Ercole con quantitá di mercanzia di seta, tutte fûro comprate per lo detto Benuccio, e pagate d’argento e di rame1.
Il valore di tutte ascende a centotrentamila fiorini d’oro; ed è cosa curiosa a leggere e degna di riflessione, per conoscere quanta moneta nostra assorbisse l’Oriente. Ma questo negozio, perchè in parte per terra e fra gente inimica e rapace si dovea fare, era poco frequentato, e solo dagl’italiani. Vasco di Gama portoghese, l’anno 1497, passò il capo di Buona Speranza, che Bartolomeo Diaz avea poco tempo prima scoperto; e, in Oriente pervenuto, aprì a tutta l’Europa, col suo esempio e colle conquiste poi fatte, il commercio piú facile e piú spedito con quelle regioni. L’India, arida d’argento, tosto assorbí quella soverchia quantitá, che in Europa ristagnava; onde avvenne che fra noi non variò il valor de’ metalli proporzionatamente alla quantitá dall’America venutane, ma molto meno: mentre, essendo simili le leggi del moto della moneta a quelle delle acque correnti, quanto in maggiore spazio di terra la moneta si spande, tanto meno in ogni parte la quantitá ne cresce ed il valore s’abbassa.
Questo stato di cose ancora dura. La Nuova India manda a noi i metalli; noi molto in lusso ne struggiamo; qualche poco in accrescimento della quantitá della moneta s’impiega, e perciò ella va sempre, benchè insensibilmente, nel valore calando; molto in utensili ne riteniamo; il resto all’India antica s’invia, la quale in cambio ci dá moltissimi comodi della vita: droghe, stoffe, tele, salnitro, legni da tingere, avolio, gemme, porcellane, ma sopra tutto caffè, tè, medicine. Molta gente dabbene deplora quasi una perdita di ricchezze questo uso de’ metalli