Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/321

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note aggiunte nella seconda edizione 315


lasciar indovinar l’autore. Senza questo avviso, non s’intenderebbe la ragione di alcune frasi sparse nel libro, e principalmente di quella ch’è alla fine del capo quarto del secondo libro (p. 131), che punto non mi si conveniva allora, e Dio non voglia ch’abbia mai a convenire al tenore del breve resto di mia vita.

IV

(p. 13. r. 15 sgg.)

Contengono questi pochi periodi il brevissimo ristretto d’un libro, sul quale fin dal mio diciottesimo anno io mi era affaticato; ma che, essendo superiore alle quasi puerili forze, restò non compito. Doveva essere il suo titolo Dell’antichissima storia delle navigazioni nel Mediterraneo: materia infinitamente trattata e discorsa, ma non mai in tutto per quella via ch’io pensava tentar di calcare.

Abbandonando i sistemi delle allegorie così fisiche come morali o chimiche o astronomiche, che si vogliono ravvisare nell’antica mitologia e storia greca e che, fuori di pochissime, sono tutte sforzi e scherzi d’ingegno lussureggiante; né fidandomi troppo alla mal sicura scorta dell’etimologie, io m’appigliava alle indicazioni, che mi davano le singolari rassomiglianze tralla storia de’ viaggi moderni dal Colombo e da Vasco di Gama in qua nelle terre nuove, e le storie greche antichissime. Persuaso io che tutta la storia altro non è che una ripetizione di consimili avvenimenti, credetti ravvisare moltissime verità storiche o fisiche laddove si crede essere più capricciosa e mendace la greca mitologia. Ne darò qui alcuni pochi esempi. Il serpente, che, avvolgendo, uccise Laocoonte e i figli, non è punto favoloso: è quel serpentaccio che ancor trovasi nell’isole della Sonda e nell’interiore dell’Africa, che, col ravvolgersi intorno a quegli animali che sorprende, gli schiaccia e ne fa poi suo pascolo. L’animale, che spaventò i cavalli d’Ippolito, era un leone marino, altrimenti detto «vacca marina » o «lamentino », frequentissimo a venire a terra dovunque gli uomini moltiplicati non ne lo han spaventato. Le sirene sono quegli uccelli aquatici detti «pinguim», che abbondano ora sulla costa magellanica, che di lontano rassomigliano a donne nude fuor d’acqua. Le stinfalidi e le arpie sono altri uccelli aquatici e voraci, che nidificano sugli scogli deserti in tanta copia, che gli