Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/377

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nota 371


almeno il viaggio, che, poco di poi, quasi a premiarsi della fatica durata, egli imprese per l’Italia1. Fu, per cosí dire, un viaggio trionfale. Non c’era cittá in cui il G. giungesse, dove non gli si facesse festa e onore, come a un giá celebre scrittore. A Roma Benedetto XIV, nell’udienza che gli accordò, gli discorreva con entusiasmo della Moneta e dei Componimenti in morte del boia Iannaccone2. A Firenze, la cittá delle accademie, il G. entrava subito a far parte della Crusca e della Colombaria3. A Torino il re Carlo Emanuele lo trattava da uomo giá consumato in questioni economiche e finanziarie4. A Milano la Moneta serviva al G. come biglietto d’entrata nella eletta societá letteraria dei Verri, dei Beccaria, dei Trivulzi e via discorrendo; societá di cui non faticò troppo a diventare il beniamino e che non lo dimenticò mai, come dimostrano i rapporti epistolari che conservò con lui fintanto che egli visse5. E, caso non troppo frequente pei libri italiani pubblicati in quell’ultimo secolo della nostra decadenza, la Moneta (non sappiamo se insieme col G., nel 1759, o qualche anno piú presto) valicò anche le Alpi e giunse a Parigi, ove l’abate Andrea Morellet, grande amatore e divulgatore di opere specialmente politico-economiche italiane (a lui si deve la versione francese delle Ricerche sullo stile e dei Delitti e pene del Beccaria), ne compiva una traduzione francese, della quale per altro non si sa se sia stata mai pubblicata6. E da Parigi infine l’opera penetrava, alcuni anni

  1. Su questo viaggio si veda Diodati, op. cit., pp. 14-18, e principalmente le lettere inedite scritte in quel tempo dal G. allo zio Celestino e al suo segretario Domenico Sgueglia, nonché un taccuino, che contiene gli appunti presi dal G. giorno per giorno durante il viaggio medesimo, conservati le une e l’altro nell’archivio galianeo, ora posseduto dalla Societá napoletana di storia patria (cfr. F. Nicolini, I mss. dell’ab. G. cit., p. 18).
  2. Si veda una lettera a Celestino Galiani, pubbl. dal Diodati, op. cit., p. 16. I Componimenti sono un opuscolo burlesco scritto dal G., in collaborazione col Carcani, e pubbl. nel 1749, per mettere in ridicolo l’avvocato Giannantonio Sergio. Cfr. Diodati, pp. 6-9.
  3. Diodati, p. 16.
  4. Si veda il cit. taccuino di viaggio.
  5. Ivi e cfr. le cit. lettere allo Sgueglia, nonché I mss. dell’ab. G. cit., p. 19 sgg.
  6. L’esistenza di codesta traduzione si apprende dal seguente brano di una lettera inedita del Morellet (1 maggio 1770: Soc. nap. di stor. patr., cod. segn. xxxi, A, 13, incart. 41), responsiva a una del G. che è andata dispersa: «Vous me donnez comme une raison qui aurati dû me detourner d’écrire contre vous, la conformitè de vos ‛Dialogues’ [i Dialogues sur le commerce des blés, contro i quali il Morellet aveva scritta una lunga confutazione, che venne pubblicata nel 1774] avec