Pagina:Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu/88

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82 libro secondo


bullettini, tutti d’uno stesso prezzo, come a dire col prezzo d’una libbra di pane, e di questi, che in carta o in cuoio potrebbero segnarsi, se ne distribuissero le convenienti somme ai custodi delle robe, i quali a chi immette gli dessero, ripigliandogli da chi estrae. Allora non piú si esprimerebbe su d’un solo bullettino tutto il prezzo; ma colui, che porta roba di piú valuta d’una libbra di pane, prenderebbe tanti bullettini, quanti eguagliassero il valore di quella. Cosí si dá rimedio alla confusione de’ vari caratteri, alla falsificazione, alla formazione continua di nuove carte; i custodi potrebbero dare esattamente i loro conti; ed infine, se fosse certo che i bullettini non fossero ricusati da alcuno per timor di frode, pare che con questi ordini una societá si potrebbe reggere e conservare. Così veramente pareva a me, quando fui, meditando, a questo termine pervenuto. Ma, frattanto che io mi rivolgea, ricercando se nuova difficoltá restasse a superare, o per contrario se gli storici o i viaggiatori narrassero di qualche nazione, la quale con l’esempio desse conferma alle mie idee; ecco che, quasi cadendomi un velo dagli occhi, m’accorsí che inavvedutamente io era al mondo presente giunto e sul suolo patrio camminava, donde credea essere tanto lontano. E cosí spero che a’ miei lettori interverrá.

Vidi, ed ognuno può ora vederlo, che il commercio e la moneta, prima motrice di esso, dal misero stato di natura, in cui ognuno pensa a sé, ci hanno condotti al felicissimo della vita comune, in cui ognuno pensa per tutti e fatica; ed in questo stato, non per principio della sola virtú e pietá (che, ove si tratti d’intere nazioni, sono legami che soli non bastano), ma per fine di privato interesse e di comoditá di ciascuno ci manteniamo. Vidi essere le monete i bullettini, le quali insomma sono una rappresentanza di credito, che uno ha sulla societá per cagione di fatiche per essa sostenute o da lui o da altri, che a lui le ha donate. Non vi sono, è vero, fra noi que’ magazzini comuni, ma ad essi corrispondono le private botteghe; e, con assai miglior consiglio, i bullettini, cioè le monete, non si dánno e prendono da’ generali custodi, ma ognuno delle sue fatiche ha cura, e per empir la sua bottega dá la moneta